I tipi di ragionamento
Quando ragioni utilizzi un modello per deduzione, induzione o abduzione? Non lo sai vero? Molto utile saperlo! Tutti sono capaci di ragionare ma ti sei mai chiesto quanti tipi di ragionamenti esistono e, soprattutto, sono tutti validi allo stesso modo? Il ragionamento di uno scienziato è diverso da quello dell’uomo comune?
Le basi dello studio del ragionamento possono essere attribuite a Charles Sanders Peirce (1839 – 1914), filosofo, matematico e semiologo. Nel suo saggio ha modellizzato tre principali modelli di ragionamento: v
- Ragionamento per DEDUZIONE
- Ragionamento per INDUZIONE
- Ragionamento per ABDUZIONE
Prima di vederli nel dettaglio è necessario fare un premessa sulle tre entità che entreranno in gioco durante la fase del ragionamento.
Poniamoci come un osservatore, la prima entità è un evento che accade davanti ai nostri occhi. La seconda entità è la conseguenza di questo evento. La terza entità la possiamo modellizzare come la regola che correla l’evento alla sua conseguenza. Vediamo un esempio per capire meglio.
- Regola: tutti i numeri presenti in un sacchetto sono dispari
- Evento: estraggo un numero dal sacchetto
- Conseguenza: è un numero dispari
Partendo dalla conoscenza di due di queste entità, attraverso il ragionamento dobbiamo arrivare alla terza entità.
Deduzione
Il modello più semplice al quale siamo tutti abituati. Siamo a conoscenza della regola (perché studiata o semplicemente perché è una realtà di fatto) e siamo osservatori di un evento. A questo punto basta applicare la regola all’evento ed otteniamo la conseguenza.
Siamo a conoscenza:
- della regola
- dell’evento
Ragionamento per deduzione:
- Applichiamo la regola al singolo evento e troviamo (deduzione) la conseguenza.
Nel nostro caso sappiamo che nel sacchetto ci sono solo numeri dispari (regola) e che un amico ha estratto un numero dal sacchetto (evento). Applicando il ragionamento deduttivo sappiamo, con certezza assoluta, che il numero estratto è dispari.
Le caratteristiche di questo ragionamento sono che è il più semplice ed intuitivo tra i modelli e che garantisce un risultato certo.
Induzione
Il modello di ragionamento per induzione è più complesso ed astratto di quello per deduzione. Il suo obiettivo è quello di accrescere le conoscenze cioè quello di determinare una regola osservando la natura. Questo modello è quello utilizzato dagli scienziati: osservando un evento e le sue conseguenze, teorizzano una regola.
Siamo a conoscenza:
- dell’evento
- delle sue conseguenze
Ragionamento per induzione:
- Dall’osservazione dell’evento e della sua conseguenza si cerca di determinare, per induzione, la regola.
Applicare questo metodo al nostro esempio significa estrarre un numero dal sacchetto e vedere che è un numero dispari. Da questo evento è azzardato teorizzare che tutti i numeri presenti nel sacchetto siano dispari. Ma se ripetessimo l’evento 5 volte, 10 volte….?? Ripetendo l’evento n volte la teoria che nel sacchetto ci siano solo numeri dispari non sembrerebbe così azzardata, vero?
Questo tipo di ragionamento è sicuramento più complesso e non deterministico. A differenza del ragionamento per deduzione, quello per induzione è soggetto ad errori. Dato un evento ed una sua conseguenza, non esiste sempre e solo una regola. Il modello richiede competenze e tempo per teorizzare la sua regola.
Esiste però una certezza. Osservando un evento e la sua diretta conseguenza, in qualche modo si osserva anche la regola. Probabilmente all’inizio non si riesce a riconoscerla, ma sicuramente è lì davanti ai nostro occhi. La regola fa parte del dominio che stiamo osservando (evento e conseguenza).
Abduzione
Il modello di ragionamento per Abduzione è il meno noto ma è il più affascinante. Come vedremo è anche il più complesso ed è quello con la probabilità di errore più alta.
Siamo a conoscenza:
- di una conseguenza
- della regola
Ragionamento per abduzione:
- conoscendo la regola generale e l’osservazione di una conseguenza, bisogna individuare, tramite il ragionamento per abduzione, l’evento che ha generato quella conseguenza.
Applichiamo il ragionamento per abduzione al nostro esempio. Sei a conoscenza della regola che nel sacchetto ci sono solo numeri dispari ed hai in mano un numero dispari. Puoi affermare che quel numero sia stato estratto dal sacchetto (evento)?
La risposta è no. Quella ipotizzata, cioè che il numero sia stato estratto da quel sacchetto, è solo una delle possibili cause.
Questo ragionamento è quello utilizzato dai detective della polizia. Si trovano di fronte ad una scena del crimine e conoscono le leggi fisiche (traiettorie dei proiettili, anatomia umana, etc…) e devono ricostruire l’evento che ha generato quella conseguenza. Tutt’altro che un ragionamento semplice.
Il ragionamento per abduzione è maggiormente soggetto ad errori rispetto a quello per induzione, in quanto in questo ragionamento cerchiamo un evento che potrebbe non aver nulla a che fare con la regola. Nel nostro esempio potrei avere un numero dispari perché l’ho estratto da un sacchetto misto, o semplicemente l’ho raccolto da terra o magari l’ho comprato il giorno prima. Per utilizzare gli stessi termini di prima, a differenza del ragionamento per induzione, nel ragionamento per abduzione quello che cerchiamo (evento) potrebbe non appartenere allo stesso dominio che stiamo osservando (regola e conseguenza).
Cosa impariamo da questi modelli?
Tutte le tipologie di ragionamento sono valide e vengono utilizzate quotidianamente da tutti. A seconda delle informazioni che abbiamo affrontiamo in automatico uno dei tipi di ragionamento: deduzione, induzione e abduzione. Ci troveremo quindi ad applicare, più volte al giorno, il ragionamento deduttivo, induttivo e per abduzione. Il problema è proprio questo, applichiamo uno o l’altro nello stesso modo e con la stessa attenzione. Abbiamo visto, però, che i tre modelli hanno una probabilità di errore ben diversa. Il ragionamento deduttivo è deterministico e non lascia spazio ad errori, ma i ragionamenti per induzione e abduzione hanno una probabilità di errore alta. Ne tieni conto quando ti trovi ad affrontare questi ragionamenti? Dovresti. Vediamo il perché.
A meno che non siate scienziati, è difficile trovarsi dentro un ragionamento per induzione (per fortuna c’è chi lo fa per noi), quindi concentriamoci su quello per abduzione.
L’errore nel ragionamento per abduzione, ma non solo
Abbiamo già visto come il nostro cervello è poco attento al concetto di probabilità. Nell’articolo “Test: la facoltà di Tom W.” potete provare direttamente voi la facilità con la quale si cade in errore semplicemente perché non si considera il concetto della probabilità a priori.
Riprendiamo brevemente i concetti chiavi dell’articolo. Secondo l’autore Daniel Kahneman, nel suo libro “pensieri lenti e veloci” introduce la coesistenza di due sistemi nel nostro cervello: il sistema 1 ed il sistema 2.
Il sistema 1 ha il compito di essere sempre all’erta per salvaguardarci e rispondere velocemente alla maggior parte degli stimoli che riceve. Il sistema 2 ha il compito di ricostruire, ricreare, immaginare possibili scenari partendo dai dati ed informazioni immagazzinate in memoria.
I due sistemi collaborano e non sono così distinti, quando opera uno, opera anche l’altro. Tipicamente è il sistema 1 che prende una decisione avvallando una delle tante opzioni proposte dal sistema 2. Diciamo che non scegliamo mai la risposta giusta ad un problema, ma scegliamo una di quelle che ci sembrano più plausibili.
Il nostro cervello funziona così, cerca sempre di trovare una risposta ad un problema e per farlo elabora informazioni ed immagina soluzioni fino a trovare quella “giusta”. Questo processo è faticoso e consuma energia. Un’altra caratteristica fondamentale del cervello è che è pigro e cerca sempre di trovare scorciatoie per risparmiare energia. Da qui la necessità di trovare un punto di incontro in questi due processi: uno tende ad elaborare tutte le informazioni possibili per trovare la miglior risposta, l’altro cerca di risparmiare energia. Il punto di incontro è una soluzione sensata, una soluzione plausibile.
Sembra tutto corretto ed equilibrato, peccato che questo punto di incontro può essere fortemente influenzato da alcuni BIAS cognitivi. vediamo i più pericolosi:
Bias della conferma
Questo bias tende e farci prendere delle decisioni al fine di confermare un’idea, un opinione già in nostro possesso. Ci capita quando diciamo qualcosa di simili “ecco, lo sapevo che era così…”.
Bias del framework
La cornice influenza il giudizio. Una soluzione se presentata bene in processo logico (che al cervello piano tanto) può sembrare più veritiera di un’altra.
Bias dell’avversione alla perdita
Si tende maggiormente ad evitare un perdita rispetto che ad acquisire qualcosa di nuovo.
Bias appello alla novità
è quando una soluzione ci sembra migliore solo perché è nuova.
Bias dell’egocentrismo
è la tendenza a basarci troppo sulla nostra percezione, ignorando i punti di vista altrui.
Illusione della frequenza
Quando ci focalizziamo su qualcosa la vediamo sempre più spesso.
Status quo bias
Si applica inconsciamente per preservare le cose come stanno.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo affrontato diversi punti chiave:
- I modelli di ragionamento ed i loro tassi di errore
- le caratteristiche del cervello e del suo funzionamento
- i bias cognitivo
li abbiamo affrontati quel poco che basta per mettere in evidenza che siamo soggetti a fare errori anche nei ragionamenti che ci sembrano logici. Una risoluzione di un problema può sembrarci corretta solo perché ci è stata presentata bene (framework bias) o perché conferma un pregiudizio che avevamo. Studi dimostrano che siamo molto più soggetti ai bias in situazione di stanchezza e stress. L’importante, ora che conosci meglio questi aspetti, cercare di rimanere lucidi sempre in ogni ragionamento.