La regressione verso la media è un principio statistico molto particolare. Sarà particolare perché complesso ed illustra il segreto della vita? Assolutamente no, mi dispiace deluderti ma è abbastanza banale. Allora cosa ha di particolare?
La sua particolarità nasce dal fatto che, anche se comprendiamo il suo significato razionale, nella vita di tutti i giorni lo ignoriamo totalmente. Viviamo come se non sapessimo della sua esistenza anche se lo conosciamo molto bene.
La regressione verso la media spiega il fenomeno per cui dopo una performance strepitosa, da parte di un artista o di uno sportivo, la successiva performance sarà peggio.
A questo evidenza, puramente oggettiva, tendiamo a costruire delle storie causali del tipo “era troppo sicuro di sé, si sentiva la vittoria in tasca e quindi non era concentrato”, oppure “ha sentito troppo la pressione del risultato precedente ed era troppo nervoso”. Insomma, si possono costruire una infinità di storie verosimili per giustificare l’evento “dopo una grande performance, la successiva sarà più scadente”.
Vale anche il viceversa. Dopo una performance deludente, la successiva sarà superiore. Anche qui potremmo costruire una storia del tipo “dopo la prova deludente precedente si è concentrato e non poteva fallire”.
Quante di queste storie abbiamo sentito seguendo lo sport in televisione? Quante volte noi stessi abbiamo costruito una storia per giustificare una sequenza di eventi? Tante, vero?!
La verità è che non c’è nessuna storia causale, è semplicemente un dato statistico. Lo so, così si toglie molta anima ai racconti che diventano improvvisamente meno romantici e cinici, ma è così.
Se uno sportivo esegue una performance molto superiore alla sua media, è naturale che ripetendo la prestazione si tornerà a valori più vicini alla media.
Se è così semplice allora perché vi viene naturale costruire delle storie causali?
Perché al nostro cervello piacciono le storie, adora le storie. Soprattutto se sono verosimili ed hanno un senso logico. Ha difficoltà a credere a storie che dipendono solo dalla “fortuna” in quanto non hanno un senso logico e sequenziale degli eventi. Il nostro cervello ha una innata facoltà nel cercare le risposte a quello che vede attorno. Scandaglia tutte le possibile storie che possano giustificare un certo evento (una sequenza di performance con valori differenti) e sceglie quella maggiormente verosimile.
Dobbiamo tener conto della regressione verso la media anche per valutare le nostre performance e di conseguenza la nostra produttività. Se un giorno lavoriamo molto bene (o molto peggio) rispetto alla media, il giorno successivo registreremo una performance che tenderà al nostro livello medio. Quindi non pensate di essere diventati super-eroi; i aspettate a rivedere le vostre pianificazioni dopo un singolo giorno, ma eseguite la pianificazione sempre utilizzando il vostro valore medio.
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