Il nostro cervello è un macchina potentissima, progettata per trovare risposte, immagazzinare, analizzare, scomporre, associare e creare ma spesso, per la maggior parte del tempo, lo usiamo nel modo sbagliato. Lo usiamo per rimuginare su un problema, su un nostro limite o semplicemente lo mettiamo in modalità passivo davanti ad uno smartphone. In questo articolo vedremo come le domande possano accendere o “spegnere” il cervello, da qui l’importanza delle domande.
Il cervello è a nostra disposizione e saperlo usare è una nostra responsabilità. Per semplicità, senza entrare della distinzione tra conscio ed inconscio o nella suddivisione di MacLean (leggi articolo), vediamolo come un nostro alleato a cui possiamo chiedere, sottoporre i nostri problemi e lui li risolverà per noi, bello, no?!
La natura del cervello è quella di elaborare informazioni complesse, semplificarle tramite modelli per trovare delle soluzioni. Dove non riesce a trovare dei modelli utili ne inventa altri, è la sua natura non può stare fermo non può non tentare di risolvere un problema, non può fermarsi finché o non trova una soluzione e o razionalmente gli diciamo di lasciar stare.
Allora perché non sfruttiamo questa straordinaria macchina a nostra favore, focalizzandola verso i nostri obiettivi?
Proviamo a fare qualche semplice esempio. Se ci diciamo sempre, ad esempio, una frase del tipo “non riesco ad andare a correre perché non ho tempo”, oppure “non mi metto in proprio perché non ho le competenze”, queste sono delle affermazioni, anzi peggio, delle sentenze. Il nostro cervello, che ci ascolta, le prende come vere e le trasforma in una immagine di se stesso. Ci costruisce un modello sul quale in futuro può trovare una soluzione… e con queste affermazioni che soluzione potrà trovare? Sigh!
Se invece trasformassimo le frasi in “come posso trovare del tempo per andare a correre almeno una volta a settimana?”, oppure “come faccio a trovare le competenze per mettermi in proprio?”. Hai sentito la differenza solo leggendole, vero?
Il cervello, per sua natura, si mette a cercare una soluzione a questa domanda, e lo farà anche quando dormi o fai la doccia. Ti potrebbe dare una risposta nel momento in cui meno te lo aspetti.
Tramite questo semplice esempio, hai potuto notare l’importanza delle domande. La domanda è lo strumento ideale con il quale sollecitare il cervello in maniera attiva ed orientato verso il nostro obiettivo.
In senso più profondo farsi domande puntuali rientra nella sfera del dialogo con noi stessi. Bisogna fare molta attenzione a che tipo di dialogo abbiamo con noi stessi. Abbiamo il potere, e la responsabilità, di avere dei dialoghi positivi, costruttivi e compassionevoli.
Dovremmo imparare al nostro cervello come parliamo al nostro più caro amico.
Scegli le domande giuste per te! devo essere puntuali e non vaghe, orientate al tuo obiettivo e fattibili. Domande vaghe non funzionano. Ad esempio, una domande del tipo “come faccio a dimagrire?”, funziona meno che “come faccio a perdere 1 kg al mese senza stravolgere la mia vita?”. Alla prima domanda, quella vaga, il cervello potrebbe rispondere subito “basta non mangiare”. Alla seconda domanda invece non ha una risposta pronta e la deve trovare. Infatti, non dimenticare che il cervello è fondamentalmente pigro ed ha tante cosa da fare, appena trova una plausibile risposta che secondo lui funziona per logica, la fornisce e chiude il tema.
Una buona abitudine è quella di porsi delle domande puntuali e costruttive ogni sera prima di addormentarsi in maniera tale da sfruttare anche il potere dell’inconscio durante la notte. Oltre a questo esercizio costruisci l’abitudine di trasformare le tue credenze limitanti in domande potenzianti. Non dirti più “non sono portato per le lingue” ma “come faccio ad imparare una lingua a 40 anni con il poco temp che ho?”